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Trebisacce e la ceramica, un legame nato più di tremila anni fa che ritorna

È di pochi mesi fa l’apertura di “Zietta Ceramiche”, un curato laboratorio sito sul lungomare, che ha arricchito l’offerta di produzioni ceramiste nella città di Trebisacce, realizzando meravigliose creazioni, come il corallo in foto. Da ormai qualche anno “I sogni di Minú” di Roberta Proto, a due passi dal Pontile, ha portato la ceramica in stile vietrese sulle sponde dello Jonio. Ma la ceramica è nel dna di Trebisacce: è sorprendente come la città stia riscoprendo, a oltre tremila anni di distanza, una tipicità che ha segnato la sua identità storica (ed archeologica). Non sono rare, infatti, le testimonianze di ceramica in stile miceneo (certo, molto diversa da quella attuale) rinvenute negli scavi di Broglio, e risalenti alla tarda età del Bronzo, ovvero tra il XII ed il XIII secolo a.C.

“Dalla fine del Bronzo Medio e per tutta l’etá del bronzo recente (facies “Subappenninica”), le popolazioni locali entrano in diretta relazione con i navigatori micenei – riporta infatti il sito del comune di Trebisacce nella parte in cui racconta della storia del sito di Broglio, a sua volta riprendendo concetti presenti in una serie di fonti bibliografiche storiche anche consultabili online – Gruppi di artigiani egei si inseriscono nelle comunità della Sibaritide, e anche gruppi di Enotri viaggiano verso la Grecia.
Sono acquisite nuove tecnologie: per la prima volta in Italia viene utilizzato il tornio per produrre vasi in ceramica depurata e dipinta.
Si fabbricano vasi simili per forme e decorazioni alla ceramica micenea vera e propria, soprattutto per contenere bevande pregiate e coppe in ceramica dal colore grigio uniforme e brillante, simili nella forma al vasellame locale”.

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