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Trebisacce da bere. Lo “Spoon”, ovvero portare la movida alle spalle della Stazione con uno spirits and kitchen

Portare a Trebisacce il concept di “Spirits and Kitchen”, decisamente raro, soprattutto al sud: è questa la mission dello “Spoon”, che ha aperto le sue porte appena sei mesi fa. Il locale nasce dall’esperienza di Sonny Bagnato, esperto tender bar originario di Amendolara, che si è formato al Nord, ed in particolare a Milano, prima di riapprodare nella “sua” terra jonica. Il connubio di spiriti e cucina è quello su cui si basa il concept del locale: non una ristorazione classica in senso stretto, ma express, informale, che punta sulla ricerca del prodotto, inquadrata in un’ottica differente, e molto smart. E tutto questo si riflette nei drink (e nei piatti) che vengono proposti nel locale di Piazza Ottavio De Meo, sito in un antico e caratteristico edificio di inizio secolo scorso, sito proprio di fronte la Stazione Ferroviaria. Uno slargo che, dopo anni di totale abbandono, e nonostante il degrado imperante, ha ritrovato una centralità nella piccola ma vivace movida cittadina, soprattutto nei mesi freddi, a testimonianza di come l’iniziativa privata (a volte anche più delle istituzioni stesse) possa dare un gran contributo nel rivitalizzare i borghi antichi del Sud. Lo Spoon ha portato a Trebisacce diversi binomi, più tipici dell’atmosfera dei Navigli che di figli di una piccola cittadina marittima del Sud, come quello tra cocktail e panino, o cocktail e carni, fondati su una materia prima proveniente da produttori locali, da quelli del panificio Varlese a quelli della macelleria Cirigliano. Qualche esempio? I panini con polpo e burrata, o con la tartare di salmone, l’avocado fresco e la stracciatella, solo per citarne alcuni tra i più sfiziosi. Un insieme di appetizers appetitosi (e il gioco di parole, in questo caso, è d’obbligo), che viene abbinato ad una drinklist innovativa, che va al di là dei classici cocktail, e che cambia mediamente una volta al mese con dieci drink differenti.

Tutti sono “twist on classic”, ovvero rivisitazioni di grandi classici, o ancora, in qualche caso, addirittura inventati di sana pianta, basandosi sulla ricerca di prodotti tipici ed originali per realizzarli. Un esempio? L'”Home Sweet Home”, un “twist” di un americano, che nel 2016 è arrivato secondo classificato alle selezioni della Campari barman competition di Cosenza, nell’ambito di una sfida che coinvolse ben ottanta drink. Come il classico americano si basa su Campari Bitter, insieme a del Vermouth rosso Carpano Classico, ed alla soda. La particolarità sta nel fatto che questi ingredienti classici sono miscelati con della marmellata di peperoncino, filamenti di peperone crusco come guarnizione, e del profumo di bergamotto vaporizzato, frutto di oltre un mese di lavorazione artigianale. Altro drink è il “Wet Americano”, con Campari bitter, Vermouth Carpano antica formula, velluto di birra bionda Lager ed arancia al posto della soda, che restano in sospensione, assumendo una consistenza vellutata. E poi, come dimenticare il “Mojito zen”, che si differenzia da quello classico per l’aggiunta di un blend di rhum invecchiati chiari, scuri ed agricoli, creato artigianalmente, misti alla centrifuga di zenzero fresco filtrata per tre volte e chiarificata. Il risultato è quello di un drink dai sentori molto accentuati, per via della presenza dello zenzero, che può essere particolarmente apprezzato durante la stagione estiva. Altro cocktail è il “Black Flower”, con succo di lime, sciroppo di zucchero, un gin nero autoprodotto, e del carbone vegetale in polvere. Il top è dato da un velluto al liquore ai fiori di sambuco. Un’esperienza indubbiamente originale, che però non trascura anche una piccola selezione di birre – principalmente artigianali – e di vini del territorio, per chi non voglia discostarsi eccessivamente dalla tradizione.

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