San Giuseppe, la sagra campestre e i “panittelle”: il ricordo
Il 19 marzo la festività di S.Giuseppe è davvero sacrale per la città di Trebisacce. E’ tradizione – eccezion fatta per gli anni di Covid – fare la “scampagnata” in un luogo simbolico, ai piedi del Monte Mostarico, in cui sorge una chiesetta dedicata al Santo che, tra i trebisaccesi, probabilmente non è secondo al santo patrono Leonardo per devozione e venerazione popolare. “La chiesetta dedicata al santo – come ricorda Gaetano La Manna, appassionato di storia e tradizione cittadina – sorge in un luogo, accogliente ricco di vegetazione mediterranea, con profumatissimi pini d’Aleppo e con una vista mozzafiato sul “Trapezakion” di Trebisacce Alta, la marina, il golfo di Corigliano e l’Altopiano silano, mentre ad ovest si possono ammirare il Santuario della Madonna delle Armi e alle spalle della chiesetta il nostro Mostarico”. “Le famiglie – continua La Manna, che ringraziamo per il suo ricordo storico di una tradizione che, per fortuna, non è ancora scomparsa del tutto nonostante le difficoltà degli ultimi anni – si recavano numerose alla Cappella per scegliere il posto migliore all’aperto dove si sarebbe consumato il pranzo. Ma prima il credente si recava nella Cappella del Santo per raccogliersi in preghiera e partecipare alla processione con la statua del Santo: immancabile era l’accompagnamento musicale della banda di Trebisacce, le sue sinfonie arcaiche con zampogne, organetti, tamburelli, e, last but not least, il ballo della tarantella”. Venendo alle tipicità che accompagnavano (e accompagnano) la prima sagra campestre di primavera per eccellenza, La Manna ci ricorda che “in occasione della festività di S. Giuseppe è tradizione sfornare “i panittelle di S Giuseppe”: una sorta di pagnottelle, con uno piu buchetti sulla superficie, che indicano, secondo la tradizione popolare, quanti Padre Nostro si sarebbero dovuti recitare subito prima di consumarle”.
Gaetano La Manna