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Terre di Levidonia: una piacevole conferma all’insegna del buon gusto dell’Alto Jonio

Undici anni per “Terre di Levidonia”, il ristorante tipico della famiglia Ippolito che guarda dall’alto Trebisacce e la sua meravigliosa costa, proponendo una cucina fortemente ispirata alla tradizione locale.

Era, infatti, il 10 agosto del 2013 quando i fratelli Pasquale e Domenico, insieme ai loro genitori, hanno scelto di dar vita ad un indirizzo che ha saputo dare nuovo impulso alla ristorazione, specie quella contadina, nella zona. Semplicità e atmosfera familiare le parole d’ordine che trovano spazio anche in tavola.

Non solo ristorazione: Terre di Levidonia ha esteso il suo raggio d’azione anche all’ospitalità, puntando sulla ristrutturazione di alcune abitazioni tipiche rurali, nel cuore della vicina Albidona, immerse nella quiete montana del Prepollino, e sapientemente trasformate nel B&B “La Dimora dei Nonni”. Struttura, quest’ultima, che si prepara ad un ulteriore restyling, proprio come quello compiuto in agriturismo, dove sono stati ampliati gli spazi interni e rinnovata l’area giochi per i più piccoli.

Il locale è immerso nel verde, dotato di un ampio parcheggio e di una piacevole area giochi per bambini: il fresco giardino con vista sulla campagna circostante, con il Mar Jonio a fare da sfondo, è affiancato, poi, da una brace a vista, in cui vengono cotte le carni che rappresentano un po’ il fiore all’occhiello della proposta.

L’ esperienza gastronomica, quella al Terre di Levidonia, è sempre una piacevole conferma nel corso degli anni. Il percorso degustativo, all’insegna di porzioni generose e sapori di un tempo, declinati all’insegna della stagionalità, sa sempre sorprendere in positivo.

Immancabile la partenza con una ricca offerta di antipasti: dai salumi della casa (non dimentichiamo che Albidona è la patria del salame crudo), sino a piatti come la stigliola (interiora di capretto con peperoni), peperoni e uova, ricotta della casa con marmellate di fichi e di castagne. Spazio, poi, ai primi piatti: la “pasta di casa” la fa da padrona.

Sanno far emozionare – specie chi non ha il privilegio di poterli degustare ogni giorno – i rascatielli e i frizzuli fatti in casa con il ragù.

Per secondo, ampio spazio alle carni alla brace. Si chiude con i dolci della casa ed i rosoli home made: su tutti l’immancabile limoncello.

“Voglia” di..pinsa romana a due passi da Trebisacce

Voglia è istinto, immediatezza, irruenza. Ma anche tensione all’appagamento. Magari al termine di una giornata di mare, quando si è alla ricerca di aria fresca e sapori leggeri e consoni alle calde e, a volte, torride temperature estive.

Ma Voglia è anche una pinseria romana ubicata in un giardino di una tranquilla area residenziale dell’area jonica cosentina, Villapiana Scalo.

Lo spazio esterno è essenziale ma accogliente, i lumini sospesi tra gli alberi a dare la dimensione e l’atmosfera di una corte.

Quello che colpisce è, senz’altro, il savoir-faire della gestione, affidata a un manager del settore odontoiatrico, Paolo Andriolo: l’obiettivo era quello di distinguersi, in un territorio che si sta aprendo all’arte bianca – e Trebisacce ne è un esempio: la sua è una pinsa romana che strizza l’occhio alla focaccia barese, in modo gustoso e, al tempo stesso, convincente.

Ben strutturato l’impasto, con biga, lievitato 54 ore e con l’88% di idratazione. Le pinse – recita il menù – sono realizzate con farine (tutte biologiche ed OGM free) di grano tenero di tipo 0, di soia, di riso, semola rimacinata di grano duro, olio evo, sale e lievito secco.

Oltre alle classiche, è la sezione dedicata alle “romane” ad essere maggiormente gettonata: i loro nomi sono ispirati a quartieri celebri o note vie della Capitale. Del resto, com’è ben noto, tutte le strade portano a Roma. Anche, e soprattutto, quelle della pinsa.

 

Tante le conferme, ma non mancano nuovi ingressi in carta a rendere, rispetto allo scorso anno, il menù ancora più accattivante.

Tra i “must” da sperimentare ci sono, senz’altro, la “Trionfale”, con fiordilatte, scaglie di baccalà, patate, peperoni cruschi e prezzemolo tritato, per restare in tema calabro-lucano; la “Pariolina”, decisamente più estiva, con culatello, pomodori cuore di bue, bufala e foglie di basilico, o, ancora, la più goduriosa “Aurelia”, con pomodoro cuore di bue, mortadella, stracciatella e crema di pistacchio. Per i più integralisti, si fa per dire, la Salaria.

Il nome sembra non scelto a caso: non è, infatti, semplicemente il richiamo ad una delle più celebri vie che si dipartono dalla Capitale, ma anche alla sapidità propria delle alici dello Jonio e dei capperi e piacevolmente smorzata dalla cipolla di Tropea.

Il risultato finale è, senz’altro, positivo. “Voglia” rappresenta, infatti, una sosta rilassante e gustosa dopo un bagno in acque joniche, accompagnata da una semplice ma curata carta delle birre – rigorosamente artigianali – e, come immancabile dessert, dai Tartufi di Pizzo.

A due passi da Trebisacce, l’esperimento è di sicuro successo: l’obiettivo è quello di estendere il format anche al di fuori della cittadina jonica. Di certo, a breve, non mancheranno ulteriori novità.

Pasticceria De Marco: una dolce storia di famiglia

Era il febbraio del 1961 quando Antonio De Marco e Filomena Lo Giudice aprirono una pasticceria-gelateria sulla strada principale di Trebisacce, che, all’epoca, era la Statale 106 Jonica.

Erano gli anni di un boom economico arrivato un po’ in ritardo al Sud, rispetto al resto d’Italia: gli italiani, lasciatisi alle spalle gli orrori e la tensione della guerra ormai da un po’, iniziavano a desiderare beni che andassero al di là della semplice “necessità“.

E così proliferarono – liddove già non ci fossero – le pasticcerie e le gelaterie, dando vita, anche in zona, ad una tradizione dolciaria che andasse al di là delle preparazioni strettamente domestiche, che pure sono sempre state presenti sulle tavole dei calabresi (e dei trebisaccesi).

Da allora, e per oltre sessant’anni, è stato un crescendo di creazioni, tutte all’insegna della dolcezza.

Negli anni del “boom” era davvero una chicca, specie per i più piccoli, mangiare un gelato prodotto con la macchina Carpigiani, all’epoca un’innovazione avvenieristica, per il fatto che veniva mantecato al momento.

Prima ancora che una pasticceria-gelateria, però, il bar De Marco divenne sin da subito un punto di aggregazione in quello che, nel corso degli anni, sarebbe diventato il salotto cittadino per eccellenza. All’inizio dell’attività – raccontano i titolari – non era previsto nemmeno un giorno di chiusura e, visto il via vai di auto e camion che attraversava la Nazionale, spesso il bar restava aperto 24 ore su 24.

Il rito dell’acquisto dei pasticcini si svolge ancora oggi, specie la domenica mattina o anche nel pomeriggio, dopo il consueto pranzo del giorno festivo.

Oggi, la pasticceria si è maggiormente aperta alle innovazioni: spazio nel periodo natalizio è concesso ai lievitati, così come alle chiacchiere nell’attesa del Carnevale, in una miriade di gusti differenti, che provano, da un lato, a coniugare il rispetto della tradizione, dall’altro ad assecondare le nuove tendenze.

Andrea Bignardi



La carica dei..trebisaccesi al Trofeo Internazionale della Pizza nel Sannio

Ci sarà una nutrita delegazione trebisaccese al Trofeo Internazionale della Pizza “Colline del Fortore”, organizzato da Enrico Bianchini, che si svolgerà nella Tenuta Caretti di San Giorgio La Molara, in provincia di Benevento, tra il 19 ed il 20 settembre.

A partecipare saranno, infatti, i pizzaioli Salvatore Catapano della pizzeria “Da Mario a Mare”, Giovanni Leonetti del ristorante – pizzeria “Da Lucrezia”, Mustafa Vesalov della pizzeria “Miramare”.

Salvatore Catapano, pizzeria “Da Mario a Mare”
Giovanni Leonetti, ristorante – pizzeria da Lucrezia
Mustafa Vesalov, pizzeria Miramare

Ma trebisaccese è anche Pietro De Paola, da qualche anno gestisce con successo la pizzeria “Chez Pietro” in Francia.

Pietro De Paola, pizzeria Chez Pietro

Quattro saranno le categorie per le quali si svolgerà la gara, che vedrà sfidarsi centinaia di pizzaioli provenienti da ogni luogo d’Italia (e non solo): napoletana, classica, chilometro zero e in stile pinsa.

Nell’attesa di scoprire il vincitore del trofeo, non possiamo che rivolgere un grande in bocca al lupo a tutti i pizzaioli di Trebisacce che proveranno a portare alto il nome della città anche nel mondo della pizza, in cui, anche in zona, negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi in avanti.

Stay tuned…