
Lo sapevi che? Trebisacce e la tradizione scomparsa di pesca dei murici
Da sempre Trebisacce è ben nota per la sua tradizionale vocazione alla pesca. Forse non tutti, però, ne conoscono a fondo le sue radici storiche. È interessante la descrizione che fa, nel 1930, il “Bollettino sulla pesca, piscicoltura ed idrobiologia”, che descrive come si svolgeva la pesca in città.
La secca di Amendolara era inesplorata, i pescatori avevano serie difficoltà ed anche un po’ di timore nel recarsi a svariate miglia dalla costa. Solo con l’avvento delle imbarcazioni a motore questo lembo di mare divenne decisamente più conosciuto e frequentato, con effetti purtroppo ancora oggi visibili.
Ma al di sotto del pontile, che negli anni ’30 era ancora in legno, abbondavano i murici. Venivano pescati – si legge – con caratteristiche reti a maglia larga, per consentire l’ingresso del mollusco. L’esca utilizzata? Una semplice spugna da inserire all’interno della nassa.
La pesca delle seppie era già diffusa, e ben 80 erano i pescatori in città divisi in 32 battelli.
Trebisacce era inoltre famosa anche per la produzione di zappino, un pigmento di derivazione vegetale impiegato per tingere le reti da pesca.
Gaetano La Manna
Gli enormi pentoloni che venivano riempiti con acqua del mare e poi fatta bollire per far sciogliere la polvere di zappino e versarci a bagno le reti, erano posizionati dove attualmente sorge il Miramare Palace Hotel.
La cortecci di pino prr ricavarne dopo essiccaziome lo zappino, veniva scorticata in uno spazio dove attualmente sorge il Municipio. La ditta che raccoglieva i tronchi di Pino erano i Meringolo. L’ultimo operaio addetto alla scorticatura fu il compianto genitore dei fratelli Sgobba dell’omonimo negozioo di frutta e verdura proprio in piazza Municipio.
Non solo zappino, anche resina ,” a pici” la pece di pino ed uno dei suoi commercianti albidonesi era soprannominato ” a pici”