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Il Museo dell’Arte Olearia: un gioiello made in Trebisacce

In origine era un frantoio, impiantato nel 1934 ed operativo fino alla metà degli anni ’80 del secolo scorso. Dopo vent’anni di abbandono, grazie all’impegno della famiglia Noia, è divenuto un museo, uno scrigno della cultura contadina oltre che dell’arte olearia che un tempo era diffusissima nella città di Trebisacce.

A curarlo, e ad accogliere i visitatori, c’è Ludovico Noia, ultimo discendente di un’antica famiglia cittadina, storico dell’arte: un tempo – ci spiega – la strada dov’è ubicato, nella parte alta del centro antico della città, non troppo distante dalla cappella di Sant’Antùne (Sant’Antonio Abate, ndr), era ricchissima di frantoi.

Un po’ per la benevolenza della sorte, un po’ per la dedizione dei suoi proprietari, il frantoio è rimasto praticamente intatto, conservato in modo eccellente nella sua struttura e, soprattutto, nelle sue attrezzature.

Negli anni 2000, dopo l’acquisto del sito da parte della famiglia Noia, è stato sottoposto ad un intervento di restauro, che ne consente la fruizione secondo le funzionalità attuali.

La prima sala è quella dedicata all’arte olearia, che conserva, ancora, nel suo interno, attrezzature per la molitura delle olive (molazza in pietra, lavatrice, dosatore, torchi, fiscole, carrelli per fiscole, separatori, vasche di raccolta dell’ olio, vasche di decantazione con la zona per il deposito della sansa). Davvero pregevoli sono i torchi seicentesco ed ottocentesco: è piacevole ammirarne le differenze e individuare i progressi compiuti, nel corso dei secoli, in questo campo.

La seconda sala, invece, è quella dedicata alla cultura contadina: tantissimi sono gli oggetti conservati, che portano alla mente anche del viaggiatore più distratto testimonianze di vita vissuta di un tempo, nella semplicità più assoluta e, spesso, anche nel disagio, con quella dignità d’altri tempi che solo le case agricole possiedono. Non manca anche qualche attrezzo da pesca: del resto, l’abitato di Trebisacce è stato uno dei primi nella zona jonica a svilupparsi anche lungo la fascia costiera.

La terza sala, cui si accede da una botola, era strettamente funzionale all’esercizio del frantoio: presenta, invece, due vasche di decantazione e relativo scolo delle acque reflue.

L’ingresso, per chiunque voglia visitare il museo, è gratuito: è possibile effettuare, però, una donazione all’associazione A.O.P.C.A. Ludovico Noia” – Associazione Onlus Promozione Cultura e Arte Ludovico Noia, intenta in scopi benefici e non profit.

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